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mercoledì 4 maggio 2016

La targa di Endrich e la cecità dell'ideologia

“Cartelli, targhe, nomi e cognomi. Sono ogni giorno sotto i nostri occhi, ma il più delle volte non ci soffermiamo a pensare al significato di quelle vite, così speciali da meritare l’intitolazione di una via o di una piazza. La toponomastica rappresenta la storia di un luogo, di una città, conserva il ricordo di chi l’ha resa grande”.

Così scrivevo nel 2008, da tirocinante dell'Ufficio Stampa del Comune di Cagliari, all'inizio di un reportage che illustrava le biografie dei 24 personaggi illustri ai quali era stata intitolata una via nei quattro anni precedenti.

Viale Enrico Endrich vide la luce molto prima, nel 1997. Oggi, vedendo che quella targa è stata distrutta da anonimi vandali, ho pensato a cosa avrei potuto riportare della sua vita. Ricordato prevalentemente per essere stato il podestà di Cagliari dal '28 al '34, fu avvocato, esperto d'arte, deputato e senatore.

Certo, fu fascista, in un periodo in cui quasi tutti – per convinzione, per convenienza o per obbligo – lo erano. Per molti, questo fatto è più che sufficiente a renderlo indegno di un'intitolazione: già nel 2011 una mozione firmata da tutti i capigruppo dell'attuale maggioranza propose il divieto di dedicare vie a persone che ebbero ruoli di primo piano nel Partito Fascista.




















Probabilmente i consiglieri sapevano del ruolo avuto da Endrich nel commissionare all'architetto Ubaldo Badas le tante opere che abbellirono la città in quegli anni, fra cui il Terrapieno che oggi prende il nome del podestà. Forse si ricordavano anche che nel '55 Endrich si dimise da deputato con una lettera al Presidente della Repubblica Gronchi subito dopo l’approvazione della legge che avrebbe garantito, da allora in poi, il vitalizio ai parlamentari. Rieletto al Senato nel '72, lo rifiutò nuovamente. Dopo la sua scomparsa, perfino sua moglie rifiutò di ricevere dallo Stato la pensione di reversibilità. 

Ma tutto questo, all'intellighenzia cagliaritana, non basta: Endrich rimane solo un fascista. Sua nipote, Enrica Anedda, oggi scrive riguardo alla targa in frantumi: “I danneggiamenti sono continuati per anni sino all'epilogo odierno, nell'indifferenza del Sindaco e dei vigili urbani. Così come nella stessa indifferenza la città subisce danneggiamenti e imbrattamenti. Non è sbagliato dubitare che il Sindaco abbia a cuore più i voti dei delinquenti che la cura della città”.

In effetti, per il pianoforte della stazione di piazza Repubblica l'indignazione è stata unanime, e le reazioni immediate. Stessa prontezza e stesse condanne per la scritta del writer sulle panchine del Poetto: addirittura un furioso post del sindaco su Facebook.

Per la targa del fascista Endrich, invece, tutto tace. D'altra parte l'avevano detto, che “ora toccava a loro”. 

FRANCESCO FUGGETTA – #CA_mbia CAGLIARI

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