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giovedì 12 maggio 2016

Non chiamatela legnaia. Ma soprattutto, toglietela prima del 2020

Vi prego, smettetela di parlare di "legnaia" dell'Anfiteatro. La legnaia, in italiano, non è altro che un locale adibito al deposito di legna da ardere.

Quella che la giunta Zedda, in cinque anni, non è ancora riuscita a rimuovere, è invece una struttura in legno e acciaio. Oggi riprendono i lavori, e il sindaco lo comunica su Facebook, ma tace sul termine previsto per la riapertura del monumento, chiuso dal 2011. 

Se andiamo a controllare la rassegna stampa di qualche anno fa, capiamo il perché. Il 29 luglio 2013 l'assessore ai Lavori pubblici Luisa Anna Marras, nel commentare l'ipotesi di una riapertura nel 2016, dichiarava: “Il costo, l'ampiezza e la durata dei lavori di smontaggio degli allestimenti e la valorizzazione del monumento saranno direttamente proporzionali ai danni subiti”.

















Passano quasi due anni (è il 4 febbraio 2015) e sempre l'assessore Marras racconta: “Prima di iniziare, pensavamo che la situazione fosse disastrosa. Procedendo nello smontaggio del primo anello ci siamo resi conto che la roccia non era così compromessa”.

Ah, meno male! Quindi, se la logica non è un'opinione, i lavori sarebbero dovuti finire ben prima del 2016. E invece andranno avanti ancora per anni. Quanti anni, di preciso? Ce lo dice ancora una volta il vicesindaco, in un'intervista del mese scorso: “I lavori saranno lunghi, dureranno circa un anno e mezzo. Per restituirlo agli spettacoli ci vorrà più tempo, un altro anno”.

Ancora due anni e mezzo? Considerando le precedenti previsioni errate e a giudicare dal passo di lumaca dimostrato finora, diciamo quattro: saremmo nel 2020.

Nel frattempo, l'Arena di Verona (costruita nella stessa epoca dell'Anfiteatro) accoglie 400mila spettatori a stagione, con un indotto di 500 milioni di euro.

FRANCESCO FUGGETTA - ‪#‎CA_mbia‬ CAGLIARI

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