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giovedì 3 marzo 2016

Scritte sui muri e indignazione a senso alternato

Intervenire e indignarsi solo quando ad essere danneggiato è un bene realizzato dall'attuale giunta ci sembra un abile esercizio di doppiopesismo.

Martedì scorso, sul lungomare del Poetto, sono apparse diverse scritte sulle panchine e sui muri dei baretti. I cittadini si sono mobilitati per denunciare l'accaduto e identificare il responsabile. Ieri il sindaco si è congratulato con loro, definendo il colpevole “un incivile e nemico del Poetto”. 


Condividiamo le parole di condanna, e siamo felici di sapere che il responsabile ha rimediato al suo gesto sconsiderato, cancellando le scritte. Spiace però notare che in tante altre occasioni la condanna non è stata così sollecita e veemente; anzi, non c'è stata proprio.

 Non una parola per le centinaia di scritte che ricoprono i muri di Cagliari: interi quartieri, forse più periferici ma ugualmente meritevoli dello stesso decoro, dove il panorama urbano è composto da una distesa di graffiti di ogni genere. Il nuovo Poetto è un gioiellino da tutelare, mentre il resto della città si può deturpare impunemente?

Non una parola quando ignoti, la notte di San Silvestro del 2014, devastarono il Bastione: lastre di marmo divelte e frantumate, lampioni fatti a pezzi, panchine danneggiate, rifiuti e cocci di bottiglia ovunque, una cabina telefonica distrutta, le scritte dei writer su muri e pavimenti.

Non una parola quando lo scorso 11 febbraio la protesta del Coordinamento Antifascista Cagliaritano contro Salvini bloccò mezza città provocando disordini, fra cui un lancio di uova con vernice, le cariche della polizia, i lacrimogeni e un bancomat danneggiato.

Non una parola stamattina, quando gli abitanti di Genneruxi si sono svegliati e hanno visto 25 delle loro automobili devastate dai vandali nel corso della notte.

Tutti fatti ben più gravi di una scritta su una panchina, ai quali è seguito il silenzio, fulgido esempio di indignazione a corrente alternata.

FRANCESCO FUGGETTA  - #CA_mbia CAGLIARI

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